[oblo_image id=”1″] Una partita non è sufficiente per stabilire se la candidatura della Juve come rivale dell’Inter nella corsa scudetto sia credibile. Di sicuro è l’unica. La goleada con la Sampdoria arriva al momento giusto: dopo un inizio di stagione altalenate, non si poteva attendere ancora per gettare la maschera e lanciare il guanto di sfida ai campioni d’Italia. L’approccio mentale alla gara è stato da Juve: autoritario, deciso, convinto. Al resto ha pensato un organico finalmente all’altezza. Perchè la rosa a disposizione di Ferrara non sarà ampia come quella di Mourinho, ma almeno per 14-15 elementi è assoluamente competitiva. Non è stato il cambio di modulo con il passaggio al 4-2-3-1 a fare la differenza quanto il ritorno di elementi fondamentali. Sissoko ha almeno un paio di marce nel confronto con Poulsen, Cannavaro rimane di un’altro categoria rispetto a Legrottaglie, Grosso è l’unico terzino bianconero in grado di regalare cross invitanti per le punte mentre Camoranesi – pur non potendo più offrire continuità nell’arco di un’intera stagione – sa ancora cambiare il volto della squadra con la sua capacità di camuffarsi all’occorrenza da ala, incursore e regista. Se poi aggiungiamo la crescita atletica di Felipe Melo e Diego, si capisce come sia stato possibile ridare brillantezza all’impolverata istantanea offerta nelle ultime apparizioni. L’incognita rimane la tenuta alla distanza ma non vi sono dubbi che i bianconeri rappresentino l’unico vero ostacolo all’ennesima corsa tricolore dell’Inter. Anche perchè all’orizzonte non si scorgono outsider. Il Milan è ancora un cantiere aperto e a Napoli ha pagato negli ultimi minuti la legge del contrappasso per quanto ottenuto con il Chievo. Fiorentina e Sampdoria forse diverranno grandi, ma di certo non lo sono ora. Brave ma non bravissime: possono vincere qualche tappa senza però sperare di chiudere la corsa in maglia rosa. Intanto la Juve si regala una notte di dolce amarcord, fiduciosa di essere sulla strada giusta per tornare grande.

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