[oblo_image id=”1″] “Arriva Klinsmann? Tanto piacere, io mi ritiro”. Non è mai stato diplomatico Oliver Kahn. Anzi, alla sua fama di duro ha sempre tenuto. Così quando gli hanno comunicato che la prossima stagione sulla panchina del Bayern Monaco siederà Jurgen Klinsmann, il suo “benvenuto” è stato tutt’altro che cordiale. Le ruggini tra i due risalgono ai mondiali di Germania. Dopo aver difeso i pali della nazionale per una vita, il portierone si è visto soffiare il posto proprio nell’occasione importante da Jens Lehmann, suo rivale storico. La scelta dell’ex pantegana bionda dell’Inter trapattoniana ha dato anche i suoi frutti e l’estremo difensore dell’Arsenal è risultato decisivo fermando la corsa dell’Argentina nella lotteria dei rigori. Ma per uno orgoglioso come Kahn, assistere alle partite dei compagni dalla panchina nella rassegna iridata – giocata per di più davanti al pubblico amico – rimane la delusione più grande della carriera. Il contentino di giocare la finalina per il terzo posto non ha spento i rimpianti di chi non si è mai sentito secondo a nessuno, figuriamoci a Lehmann. Da quel momento i rapporti tra il portiere e Klinsmann sono diventati glaciali.

[oblo_image id=”2″] Kahn aveva annunciato da tempo la sua decisione di ritirarsi a fine stagione. Ormai ha 38 anni suonati e la sua bacheca è piena di titoli. Prima di appendere le scarpe al chiodo vuole però conquistare per l’ottava volta la Bundesliga. L’impresa appare tutt’altro che impossibile: il Bayern di Ribery, Close e Toni è di gran lunga la miglior squadra tedesca e non sarà distratta dalle competizioni europee. L’Olympiastadion si sta già preparando per salutare con tutti gli onori del caso il suo beniamino, ma anche le bandiere più gloriose sono destinate ad essere ammainate.

Il futuro del Bayern è targato Klinsmann. Ma questo a Kahn interessa ormai molto poco. E non fa nulla per nasconderlo.

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