Ha il retrogusto amaro di ciò che poteva essere e non è stato, la partita persa da Simone Bolelli contro Tommy Robredo nel secondo turno degli Us Open. L’azzurro ha mostrato un gioco brillante ed efficace per due set, prima di cedere alla distanza alla maggiore solidità e resistenza dell’esperto spagnolo, testa di serie numero 16. Nel primo parziale, Bolelli è pressochè perfetto: conduce lo scambio da fondo campo spingendo di dritto e tagliando il rovescio. Non soffre per tenere il servizio e opera il break al dodicesimo gioco. Non cambia la musica nel secondo set con Robredo costretto a remare due metri dietro la linea e Simone che disegna il campo con traiettorie formidabili. Non riesce a staccarsi di dosso il rivale ma nel tie-breack chiude in bello stile mostrando anche un’apprezzabile volèe di dritto.
L’unico interrogativo a quel punto è sulla tenuta fisica dell’azzurro e, purtroppo, i timori vengono confermati dalla realtà. Bolelli non riesce ad allungare ad inizio parziale e sotto per 4-5 perde il servizio dopo un game interminabile. E’ la sliding door dell’intero match con Robredo che scappa via subito nel quarto set mentre Bolelli si spegne lentamente scambio dopo scambio. Anche nel quinto parziale, lo spagnolo opera subito il break decisivo e si invola verso il terzo turno, lasciando a Bolelli un altro rimpianto. Anche a Wimbledon era stato eliminato al quinto set dal giapponese Nishikori dopo aver condotto per larghi tratti l’incontro. Rimane, però, la consapevolezza che i problemi al polso che ne avevano frenato la carriera, sono stati risolti e con il suo tenni non si può non pensare alla prosecuzione della scalata in classifica. Se dovesse trovare maggiore tenuta sarebbe una carta preziosa anche per la Coppa Davis e non solo per il doppio.
