Il comandante Francesco Schettino è intervenuto all’università La Sapienza di Roma nel corso di un master di criminologia. Forse non ci sono gli estremi per chiamarla lectio magistralis , ma sul web sono infuriate le polemiche. L’attenzione però non va data al comandante della nave che di pagine sui giornali ne ha avute anche troppe quanto piuttosto a chi ha deciso di invitarlo. Sapere che Schettino insegni come muoversi nelle situazioni di panico assomiglia a una barzelletta estiva, ma non desta alcun sorriso sapere che un ateneo in cerca di clamore e promozione scelga proprio lui come ospite.
Rimane da chiedersi come sia possibile che ci siano schiere di ricercatori, associati e precari che si muovono nelle stanze delle università italiane facendo i conti con tagli e si vedono negare la possibilità di essere docenti nonostante abbiano titoli e competenze, mentre viene invitato con tutti gli onori a tenere una lezione chi è salito – o sceso – agli onori della cronaca per un’impresa tutt’altro che memorabile.
Schettino insegnante con un processo ancora in corso che appurerà eventuali responsabilità penali, ma il centro del problema non è lui. Sembra evidente un processo di spettacolarizzazione in cui invece di preoccuparsi di reclamare fondi da investire in cultura e formazione, le università si accontentano di far parlare di sé per i nomi di richiamo che vengono invitati puntualmente. A ognuno il proprio mestiere imporrebbe il buon senso. I comandanti delle navi tornino a fare i comandanti delle navi, le università riprendano a dare voce a chi ha dimostrato competenza nella propria materia. E sempre il buon senso suggerisce che chi sbaglia deve cedere il posto a qualcun altro. Si chiama meritocrazia e dovrebbe essere il cardine di ogni istituzione. Già, dovrebbe…