[oblo_image id=”1″] Il portiere è un uomo solo. Non corre come gli altri, non partecipa agli schemi e come facevano notare i Bluvertigo in una loro celebre canzone è anche vestito meglio. Ma stare fermi non è sempre un vantaggio: se i compagni possono scaricare la tensione con uno scatto o un fallo, lui rimane con le sue preoccupazioni sapendo che il pericolo è sempre dietro l’angolo. Proprio per questo ci sono storicamente due scuole di pensiero su come interpretare il ruolo: serioso, controllato, persino minimalista alla Dino Zoff oppure istrionico quasi irriverente per ipnotizzare l’attaccante come Pfaff o Grobelaar. Ciò che non cambia è il peso degli errori. Un centrocampista può sbagliare un passaggio, persino ad un attaccante viene perdonato un tiro sbilenco ma se è il portiere a sbagliare allora la tolleranza rasenta lo zero. L’ultima vittima di questa gogna è il portierone del Chelsea Peter Cech che con un’uscita improvvida ha sancito l’eliminazione della sua nazionale a vantaggio di un’indomita Turchia. Un abbaglio assolutamente inedito per uno dei migliori interpreti del ruolo che si è giustificato con disarmante semplicità: “Sono un uomo e posso sbagliare. Mi spiace solo averlo fatto in un’occasione così importante”.

[oblo_image id=”2″] Ma di certo non è il primo a cadere in questa sorta di maledizione. Il caso più famoso e struggente è quello di Moacyr Barbosa, il portiere brasiliano reo di essersi fatto infilare dall’Uruguay nella finale mondiale del 1950 in uno stadio Maracanà già pronto per la festa. Da quel giorno Barbosa divenne il simbolo del più grande fallimento della storia verdeoro finendo in un drammatico isolamento. A distanza di oltre mezzo secolo, si invertirono i ruoli e la selecion carioca sfruttò la fatale incertezza di Oliver Kahn che spianò la strada a Ronaldo verso la conquista dei Mondiali 2002. Non può essere considerata una topica clamorosa, ma negli incubi di Walter Zenga ritornano le immagini della semifinale di Italia ’90 dove un beffardo colpo di testa dell’argentino Caniggia spense i sogni azzurri.

[oblo_image id=”3″] In questi Europei è stata anche ammainata una bandiera del calcio greco. Dopo essere stato l’eroe della rassegna continentale di quattro anni fa, Antonis Nikopolidis ha deciso di chiudere con il calcio. Un addio amaro macchiato dallo scivolone costato la sconfitta contro la Russia. Proprio vero, mestiero ingrato quello del portiere…

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