[oblo_image id=”1″] Ci vuole stile per vincere. Bisogna averne ancora di più per saper perdere. Ed invece il super torneo di Madrid registra l’inelegante uscita di scena dei nostri due portacolori. Dopo le polemiche con la Federazione per la mancata convocazione in Coppa Davis, Simone Bolelli era atteso ad una prova d’orgoglio. Il brillante passaggio del primo turno aveva indotto all’ottimismo per quello che rimane il talento più puro del nostro tennis. L’abbinamento non era stato certo favorevole: lo scozzese Andy Murray, finalista agli US Open, e grande specialista sul cemento. Ma lo 0-6 incassato nel primo set non si spiega solo con le qualità dell’avversario. Bolelli non è mai entrato nel match e ha messo fine all’agonia ritirandosi in avvio di secondo parziale lamentandosi per un presunto problema alla spalla. Speriamo che ora possa ricaricare le batterie, dimenticare le diatribe federali e sotto l’ala protettrice del coach Claudio Pistolesi riprendere quella crescita tecnica necessaria per entrare nei top 20. Ma Nadal docet, la tenuta mentale per un tennista è determinante soprattutto nelle giornate meno brillanti. Ha fatto peggio Fabio Fognini. L’azzurro era entrato nel tabellone principale grazie ad una wild card generosamente concessa dagli organizzatori che avevano messo al bando ogni nazionalismo preferendo il nostro portacolori al beniamino di casa Carlos Ferrero. Col senno di poi, la fiducia è stata mal riposta. Dopo essere stato surclassato nel primo set perso con un eloquente 2-6 ed aver compromesso il secondo parziale andando sotto per 3-0, Fognini ha chiesto l’intervento del fisioterapista. Quando l’arbitro gli ha chiesto di pazientare qualche minuto, il sanremese ha cominciato a brontolare fino a fare dietrofront pretendendo di riprendere l’incontro. Un Monfils sbigottito ha mantenuto la calma necessaria per chiudere il match. All’uscita dal campo, l’azzurro ha sorriso con atteggiamento beffardo meritandosi i fischi degli spettatori. Una sconfitta amara soprattutto per come è arrivata. In fondo, bastava scorgere la lista dei partecipanti al supertorneo di Madrid – organizzato magistralmente da Ion Tiriac – per capire che il cammino dei tennisti azzurri sarebbe stato impervio. Ma in attesa che inizino a vincere nelle occasioni più importanti, ci accontenteremmo che dimostrassero di saper perdere. E la giovane età può essere un’attenuante, non un alibi.

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