[oblo_image id=”1″] Parigi è la città ideale per un addio. Quello di Marat Safin dal tennis però non è colorato dalle stesse sfumature malinconiche che accompagnano solitamente il ritiro dei grandi campioni. L’ultima partita – persa in tre set – con Martin Del Potro è stata solo la lunga appendice al commiato del russo. Lascia a 29 anni, con un fisico ancora esplosivo ma senza avere più motivazioni. Lo ha detto: “D’ora in poi non avrò più impegni, allenamenti, partite. Penso che mi divertirò. Anzi di questo sono sicuro”. Ha salutato rimanendo fedele al suo personaggio: godersi la vita prima di tutto. Ha umiliato Pete Sampras nella finale degli Us Open del 2000 giocando un tennis che non si era mai visto prima, ha trionfato in Australia nel 2005 ed è stato per nove settimane numero uno al mondo. Si è detto che con un’altra testa avrebbe vinto di più. Probabilmente è vero, ma altrettanto probabilmente neppure gli interessava. Istrionico, superbo, strafottente. Non si è mai nascosto: si contornava di ragazze adoranti ad ogni torneo, non si è negato una festa, una birra, una rissa. Ed ora a 29 anni ha detto basta. Stanco ma felice. Inconfondibile in campo e fuori. Ci mancherà perchè nel tennis attuale abbiamo più campioni che personaggi. Buona fortuna Marat e grazie.

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