Kobe Bryant
Kobe Bryant

I’m going down” cantava Bruce Springsteen e probabilmente lo pensa anche Kobe Bryant dopo aver saputo che dovrà rimanere fermo altri venti giorni prima che nuovi esami verifichino le condizioni del suo ginocchio sinistro. Per uno che non vorrebbe sedere in panchina nemmeno quando gioca a carte, un’altra stagione da spettatore è una sofferenza difficile da sopportare. Kobe Bryant era stato votato – nonostante il suo invito a dare la preferenza ad altri giocatori – dal pubblico per l’All Star Game: lui ha declinato l’invito ancora ancora prima di conoscere il referto medico. Mike D’Antoni ha ormai accettato di vivere una stagione di passione sulla panchina dei Los Angeles Lakers dove gli infortuni sono la norma, le star vivono in infermeria e in campo ci finiscono giovani di belle speranze e carneadi provenienti da leghe minori. I risultati? Meglio voltare pagina senza guardare e guardare avrebbe pooc senso vedendo l’emergenza e la tempesta di sfiga che hanno attanagliato l’annata gialloviola. Ecco perchè non mette fretta al suo fuoriclasse: “Non ha senso forzare adesso: ci metta il tempo necessario per recuperare al 100%”. Ma in Kobe c’è la frustrazione di un leader che non può aiutare la propria squadra in difficoltà: è stato abituato a pagare sempre la cauzione per tutti, ora può far poco altro che incoraggiare i compagni. Se non si trattasse di Bryant, ce ne sarebbe abbastanza per ringraziare la compagnia, salutare tutti e smetterla con palestra, fisioterapia e lavoro individuale. Invece, lui non si è mai dato per vinto e non intende di certo iniziare a farlo ora. Tornerà per riprendersi i suoi Lakers e per sniffare nuovamente il campo da protagonista. Che il suo ginocchio si rassegni: se ha pensato di fare la guerra a Kobe, ha sbagliato bersaglio.

Kobe Bryant , ginocchio ancora ko. Fuori sino a fine febbraio
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