Un vero boom. Anche se siamo solo all’inizio di un percorso che sta coinvolgendo sempre più sanitari sul territorio torinese, e appare destinato ad estendersi in tutto il Piemonte, sotto la Mole si sta osservando un fenomeno che davvero può rappresentare un modello per la prevenzione della riaccensione dell’infezione da Herpes Zoster, comunemente conosciuto come Fuoco di Sant’Antonio.

E’ boom di vaccinazioni contro il Fuoco di Sant’Antonio

Se fino al gennaio di quest’anno le vaccinazioni nelle coorti d’età coinvolte nel programma erano davvero ridotte, grazie ad un colpo d’ala della medicina generale in sinergia con la Direzione Generale dell’ASL città di Torino c’è stato un vero e proprio “boom” nella somministrazione di vaccini. Rispetto ai tre anni precedenti, nel solo periodo gennaio-agosto 2023 il numero di dosi somministrate si è più che triplicato con un aumento del 354,82% tra i medici che hanno partecipato al progetto. L’incremento si è osservato nelle diverse coorti d’età coinvolte negli ultimi anni (dal 1952 al 1958) e nei fragili (BPCO e malattie cardiovascolari) nel programma di prevenzione del Fuoco di Sant’Antonio. Il dato, raccolto grazie all’attività di 117 medici di famiglia è emerso tra gli altri durante il convegno “I risultati di un progetto di Medicina d’Iniziativa per la vaccinazione contro Herpes Zoster in Regione Piemonte; i protagonisti del territorio nelle vaccinazioni dell’adulto”, in programma ieri a Torino.

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Il “colpo d’ala” della prevenzione grazie alla vicinanza medico-cittadino; Il progetto torinese dimostra che è possibile portare la prevenzione vicina al cittadino, rendendo più semplice l’accesso alle vaccinazioni che possono rappresentare una sorta di “salvaguardia” per il benessere, come appunto nel caso della riaccensione dell’Herpes Zoster. E mostra che quanto più al cittadino si propongono opportunità semplici e dedicate per la prevenzione vaccinale, tanto più validi possono essere i risultati dei programmi “opportunistici e di iniziativa” che possono sfruttare le diverse occasioni di somministrazione vaccinale. “Il nostro progetto mette in luce una volta di più il ruolo del Medico di medicina generale e le sue caratteristiche di capillarità, accessibilità, rapporto di fiducia – spiega Paolo Morato, Referente Area Vaccini FIMMG Piemonte e Responsabile Scientifico del Progetto. Ma soprattutto mostra chiaramente come esista una sempre maggiore consapevolezza nel medico dell’importanza della medicina di iniziativa nella prevenzione delle malattie prevenibili con la vaccinazione dei propri assistiti”. L’iniziativa, sfruttando anche gli strumenti offerti dalla Scuola Piemontese di Formazione in Medicina Generale, nasce nell’ottica di aiutare il professionista per far sì che la vaccinazione dei suoi pazienti rientri nella gestione sistematica complessiva dei pazienti cronici e anziani. “Il Progetto ha creato una rete tra medici di medicina generale tale da inserire il professionista in un coinvolgimento proattivo: il medico si è sentito coinvolto e stimolato a raggiungere un obiettivo – continua Morato. L’attività di revisione e di supporto dei Tutor, gli strumenti forniti, il dialogo con le istituzioni, il confronto sulle modalità di organizzazione – che sono i pilastri del progetto – hanno certamente avuto un peso importante nel raggiungere il risultato”.

Fuoco di Sant’Antonio, l’importanza di vaccinarsi

Il valore della vaccinazione per la prevenzione dell’infezione da Zoster Avete presente una lunga fila di formichine che vanno verso la tana? Anche sul corpo umano, a volte, si verifica un fenomeno simile. Sotto forma di piccole lesioni arrossate, che si propagano come se seguissero una linea ipotetica. Seguono la via del nervo che viene percorso dalla risalita del virus Herpes Zoster. È in quella fase che compaiono i dolori e i tanti fastidi di una patologia che tutti conosciamo come fuoco di Sant’Antonio.

Oggi possiamo prevenire questa infezione con una vaccinazione specifica, che si unisce alle tante opportunità di prevenzione che si possono proporre nella terza età e più in generale ai soggetti a rischio, come del resto si fa per l’influenza e lo pneumococco – commenta Lorenza Ferrara, Dirigente SeREMI- ASL AL. L’iniziativa della Medicina Generale che ha portato ad innalzare le soglie di copertura nelle coorti di nascita interessate dal progetto con un netto incremento delle coperture prova come il coinvolgimento del medico di famiglia sia un contributo fondamentale nella diffusione di questa buona pratica di prevenzione. È solo grazie all’integrazione e alla collaborazione tra le diverse figure coinvolte nella prevenzione e cura dei pazienti che si possono raggiungere risultati ottimali”.

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Per il Fuoco di Sant’Antonio, in particolare, l’attenzione va fissata sui soggetti anziani e in chi presenta comorbilità che possono aumentare il rischio di riaccensione dell’infezione latente da virus varicella-zoster nelle radici dei gangli del sistema nervoso. L’incidenza di Herpes Zoster aumenta considerevolmente al superamento del 50 anno d’ età. L’incidenza è più elevata negli adulti che hanno subito un trapianto di cellule ematopoietiche, un trapianto di tumori solidi o da chi affetto da neoplasie maligne. Per questo appare importante proteggere i soggetti ad alto rischio, per età o per fragilità, come può avvenire per chi soffre di diabete, chi affronta un tumore, chi ha problemi cardiologici o respiratori cronici e chi fa i conti con malattie di pertinenza reumatologica.

L’esperienza di Torino destinata ad allargarsi “La Direzione Generale dell’ASL Città di Torino apprezza e sostiene l’impegno della Medicina Generale e valuta positivamente i risultati ottenuti dal progetto, che va ad implementare il modello già introdotto dall’ASL Città di Torino attraverso i propri hub vaccinali, commenta il dott. Stefano Taraglio, Direttore Sanitario dell’ASL Città di Torino.

Il contributo dei Medici di Medicina Generale favorisce la sinergia tra Strutture Sanitarie e Medicina di Prossimità e avvicina ulteriormente l’offerta sanitaria ritagliandola su misura dei bisogni dei cittadini. “Il progetto Torino per la vaccinazione ha dimostrato che “se si vuole si puo”, aggiunge Mara Scagni segretaria regionale di Cittadinanzattiva Piemonte. La ricetta è lavorare tutti in rete integrata e offrire ai cittadini informazione e facilità di accesso. Il risultato è tanto più efficace quanto chi è più vicino al cittadino come il mmg si impegna in primis per favorirlo. Ma l’obiettivo nazionale del 50% è ancora lontano in Piemonte. Ben vengano quindi progetti pilota e sperimentali come questi che si traducano in pari opportunità su tutto il territorio regionale”, conclude Scagni.

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