[oblo_image id=”1″]La letteratura dello sport è fatta di duelli immaginari, di sfide sognate, di confronti irrealizzabili. Quanti dibattiti si sono aperti e quanto si è scritto arrovellandosi su chi fosse il migliore tra Pelè e Maradona nel calcio, tra Alberto Tomba e Ingemar Stenmark nello sci, tra Michael Schumacher e Juan Manuel Fangio nella Formula 1 o tra Michael Jordan e Kobe Bryant nel basket NBA? Discussioni suggestive ma che sembravano destinate a rimanere una chimera.

Finché qualcuno non ha pensato di esaudire uno dei desideri più sospirati dagli appassionati di tennis mettendo di fronte i due dominatori degli ultimi vent’anni: Pete Sampras e Roger Federer. La “sfida tra re”, come è stata ribattezzata dagli organizzatori, prevedeva tre match a distanza ravvicinata. Si temeva che la differenza d’età tra i due fuoriclasse rendesse senza storia la sfida. Lo svizzero è il numero uno attuale, è al top della condizione fisica e nell’ultima stagione ha collezionato 68 vittorie al cospetto di appena 9 sconfitte. L’americano, vincitore di 14 titoli dello Slam e trionfatore per 7 volte a Wimbledon, si è ritirato ormai da tempo ma per fortuna non si è lasciato andare dopo aver abbandonato l’attività agonistica mentre col talento si nasce senza che neppure lo scorrere degli anni possa logorarlo.

Così quello che si è ammirato nella tournee asiatica ha sfiorato la perfezione. Un susseguirsi ininterrotto di gesti tecnici da manuale, di colpi che strappavano applausi da fondo campo come a rete, di autentiche gemme regalate con la naturalezza di chi con una racchetta in mano sembra esserci nato. Federer si è aggiudicato le prime due sfide a Seul e Kuala Lumpur, ma già in quelle occasioni il match si era rivelato più equilibrato di quanto si potesse pronosticare. Nell’ultimo episodio della saga, Pistle Pete ha tirato fuori tutto l’orgoglio di un campione che non vuole soccombere né all’avversario né al tempo.Anche sua maestà Roger Federer ha dovuto arrendersi: 7-6, 6-4 il punteggio a favore di Sampras.

Due campioni simili per la completezza del repertorio ma anche per la capacità di essere personaggi senza mai finire sopra le righe. Nessuna bizza da star, mai un comportamento irrispettoso per gli avversari, per il pubblico o per la carta stampata. Fair play assoluto in campo, massima riservatezza fuori. Semplicemente perfetti. E così quella che qualcuno aveva etichettato come una patetica trovata pubblicitaria, si è invece tramutata in uno splendido regalo per gli appassionati e non solo per loro.

Lo “scontro tra epoche” ha permesso di fermare il tempo quasi come se la classe dei due contendenti si fondesse in un delicato equilibrio. Un esperimento ardito e riuscito di portare lo sport alle sue vette più alte ma che non ha fornito una risposta alla solita domanda: chi è il numero uno

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