“La situazione in Gaza e in Cisgiordania sta precipitando sempre di più. Ora c’è anche il black-out della rete, per nascondere i crimini di guerra dell’esercito israeliano. Stiamo assistendo in diretta a un massacro di civili inermi, di operatori umanitari, di giornalisti. Per questo chiediamo a gran voce: pace, pace, pace!”. Con queste parole Piero Pelù ha aperto questa sera S.O.S. Palestina!, il concerto-manifesto ospitato all’Anfiteatro delle Cascine di Firenze, già sold out da giorni, con oltre 2.500 persone presenti e tante bandiere palestinesi. Un evento nato per sostenere le attività umanitarie di Medici senza Frontiere in Palestina, e che ha riunito alcune delle voci più forti e libere della musica italiana in una serata “intensa, partecipata, necessaria”, da Roy Pace a Ginevra Di Marco, da Bandabardò agli Afterhours. “Chiediamo pace in Palestina, in Ucraina, in Sud-Sudan, in Congo, in Myanmar, in Yemen e negli altri 50 paesi del mondo”, ha precisato il rocker fiorentino.
Pierò Pelù non ha usato mezzi termini: ha parlato di genocidio, di responsabilità, di giustizia internazionale. “I criminali di guerra e i loro collusi devono essere consegnati alla Corte di giustizia dell’Aja prima possibile perchè non ci sarà mai un mondo giusto e in pace senza la giustizia ed il rispetto dei diritti umani da parte di tutti noi”. Ed è proprio per questo, il frontman dei Litfiba ha annunciato che ci sarà anche una seconda edizione: S.O.S. Palestina 2 è già in calendario per il 20 giugno 2026. Pelù ha poi lasciato spazio alla testimonianza di Medici senza Frontiere, con le parole di Angelo Rusconi, operatore umanitario e capo progetto a Gaza.
Lo spirito della serata si è percepito fin dalle prime note. A dare il via alla musica è stato Roy Paci, che ha trasformato la tensione in ritmo e movimento con un set travolgente: Happy Times, Fiesta Total, Revolution, Toda Gioia, un’esplosione di suoni latini, fiati e cori che hanno scosso il pubblico in piedi fin dai primi minuti. Subito dopo, i Patagarrì hanno cambiato atmosfera, portando suoni più ruvidi e testi diretti con Diavolo e Il Camionista, chiudendo con un sorprendente omaggio con Hava Nagila, che ha unito ironia e memoria collettiva.
Con Ginevra Di Marco, il concerto ha preso una piega emotiva: Canzone arrabbiata, Il coraggio di essere fragili e Malarazza sono stati momenti intensi, profondamente sentiti, in cui la voce ha fatto tremare il silenzio tra il pubblico. È toccato poi a The Zen Circus portare la loro consueta carica con Catene e Viva, due brani che parlano di liberazione, resistenza e del coraggio di scegliere da che parte stare. I Tre Allegri Ragazzi Morti, con la loro inconfondibile ironia punk, hanno offerto un set essenziale ma efficace, che ha tenuto alta la temperatura emotiva della platea.
Poi è arrivata Emma Nolde, la più giovane tra gli artisti in cartellone, che ha stregato tutti con l’intensità sussurrata di Indipendente e Dormi. Due brani che parlano di autodeterminazione, ma anche di vulnerabilità, temi che risuonano profondamente con il senso dell’evento ideato da Piero Pelù.
A metà concerto è esplosa l’energia di Bandabardò, che ha trasformato l’Anfiteatro delle Cascine in una festa consapevole con Sette sono i re, Vento in faccia, la cover scatenata Ça plane pour moi, Manifesto e l’immancabile Beppe Anna. È seguita l’esibizione dei Fast Animals and Slow Kids, che hanno portato sul palco una delle performance più emotivamente dense: Cosa ci direbbe, Vita sperduta, Come reagire e Forse non è la felicità hanno raccontato il disorientamento e la rabbia del nostro tempo, ma anche la voglia di resistere.
Poi, il palco si è fatto più scuro e potente con gli Afterhours. Il loro set – da War Pigs a Padania – è stato un viaggio ruvido e senza compromessi attraverso dolore, alienazione, resistenza: Strategie, Adrenalina, La verità che ricordavo, Male di miele, La vedova bianca hanno lasciato il pubblico senza fiato.
E infine, è tornato Piero Pelù – accompagnato da Antonio Aiazzi, Gianni Maroccolo e i Bandidos – per chiudere il concerto con un set pieno di pathos e lotta: Io ci sarò, Bomba Boomerang, Il vento e Eroi nel vento. Canzoni che raccontano l’impegno di una vita, trasformando la rabbia in speranza e la musica in testimonianza. E se la musica non può fermare le guerre, può però rompere il silenzio. Come ha ricordato Pelù: “Ecco perché è nato S.O.S. Palestina. Ecco perché continueremo a farlo. Per non abituarci all’orrore. Per restare umani”. (di Paolo Martini)