Cosa lega Alcide De Gasperi a Riccardo Zanotti, frontman dei Pinguini Tattici Nucleari? Più di quanto si possa immaginare: entrambi hanno trovato nell’oratorio una palestra di vita. Per il padre costituente della Repubblica fu il luogo in cui da ragazzo comprese “la via del dovere” che lo avrebbe portato a guidare l’Italia nel dopoguerra; per il cantante bergamasco, il palco improvvisato di un salone parrocchiale fu il trampolino del suo primo concerto a dodici anni. L’oratorio – spesso banalizzato, quando non demonizzato, come spazio esclusivamente religioso – emerge in realtà come uno dei più solidi porti sicuri della società italiana. “Un punto fermo, un rifugio che mi ha accompagnato per tutta la vita”, lo definisce Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa. E non è un caso che campioni dello sport come Gianni Rivera, tecnici come Cesare Prandelli, politici e figure istituzionali abbiano riconosciuto in quelle mura la radice della propria formazione. 

A restituire dignità e complessità a questa istituzione è il libro “Oratorio Italia. Viaggio nel Paese del bene” di Alessia Ardesi (Rubbettino), un’inchiesta narrativa che attraversa il Paese da nord a sud raccogliendo voci di sportivi, musicisti, generali, giornalisti e sacerdoti. Ne emerge un mosaico che racconta non solo la storia di un modello educativo nato con don Bosco, ma anche la sua sorprendente attualità. 

Uno degli aspetti più significativi messi in luce dal volume è l’apertura degli oratori alle comunità straniere. Già dieci anni fa, una ricerca nella diocesi di Milano segnalava che il 27% dei ragazzi dell’oratorio estivo era di origine straniera (di cui un quarto musulmani), che il 26% dei frequentanti il doposcuola era figlio di immigrati e che in alcuni oratori la presenza di minori non italiani toccava il 40-50%. Numeri che hanno trasformato i cortili parrocchiali in veri laboratori di convivenza multiculturale. Non luoghi di indottrinamento, ma spazi inclusivi in cui i figli di immigrati potevano giocare, studiare e stringere amicizie alla pari con i coetanei italiani. Secondo Ardesi, proprio questa capacità di accoglienza ha impedito al nostro Paese di conoscere le banlieue-ghetto che hanno incendiato altre città europee. 

L’oratorio non è mai stato solo catechismo: è teatro, sport, amicizie, educazione civile. Una vera “scuola di politica” in cui si impara il valore della comunità, come sottolineava lo stesso Paolo VI: più che i maestri, contano i testimoni. Per questo lo si ritrova, in forme diverse, nella biografia di tanti italiani che hanno inciso nella vita pubblica, dalla politica alla musica, dal calcio alla cultura. 

Il viaggio di Ardesi mostra che, nonostante il calo delle strutture fisiche, la “fabbrica del bene comune” non ha mai chiuso i battenti: continua sotto altre forme, dall’associazionismo al volontariato. E lascia aperta una domanda che riguarda l’Italia di oggi e di domani: saremo capaci di custodire e reinventare quella “fontana del villaggio” che per generazioni ha dissetato i giovani del Paese?  

All’interno del libro figurano le testimonianze di: Maria Romana De Gasperi (sul padre Alcide); Lorenzo Guerini, Paola Severino, Luciano Portolano, Aldo Cazzullo, Camillo Ruini, Gianfranco Ravasi, Gualtiero Bassetti, Matteo Zuppi, Gianluca Vialli, Cesare Prandelli, Dolce & Gabbana, Angelo Gaja.  

Il volume è arricchito dalla prefazione del cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. “Un profilo dettagliato di quello che ha rappresentato e rappresenta al giorno di oggi l’oratorio. Una realtà in trasformazione, che si è mossa al passo dei tempi, che ha forgiato generazioni di cittadini, e ne ha fatto politici, imprenditori, sportivi, lavoratori, artisti, scienziati. Ma anche sacerdoti, consacrati e laici impegnati”, scrive Parolin.  

La postfazione è firmata dal giornalista e scrittore Aldo Cazzullo: “Un viaggio, non solo temporale nelle diverse realtà in cui l’oratorio è stato interpretato lungo i secoli, ma anche spaziale, attraversando idealmente da nord a sud l’Italia. Ricordando anche quante persone sono passate da quel luogo, a cominciare da sportivi famosi che hanno imparato a giocare al calcio proprio nel campetto accanto alla parrocchia. Soprattutto, hanno appreso a fare squadra, a non fare tutto da soli, ma a collaborare con gli altri, perché insieme si vince. Anche con il fragore e l’entusiasmo dell’età giovanile”. 

L’autrice Alessia Ardesi è nata a Manerbio (Brescia) ed è cresciuta all’oratorio di Chiari. Dopo la laurea in Comunicazione allo Iulm ha iniziato la carriera tv al Tg2 e poi a Sky. Nel 2010 è entrata nello staff di comunicazione di Palazzo Chigi e poi è diventata assistente personale del presidente Berlusconi. È stata consigliere per le relazioni istituzionali del Comitato Italiano del World Food Programme, ha fondato l’associazione “I Bambini di Nassiriya”, ha collaborato con la Comunità di Sant’Egidio e la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola. È stata commentatrice televisiva in programmi Rai, Mediaset e La7, in Italia e dagli Stati Uniti. Vive a Washington, dove ha conseguito un master in International Public Policy a SAIS -Johns Hopkins University – ed è vicepresidente di Governmental Affairs di GV-Group, la più grande azienda tipografica d’Europa con sedi e investimenti negli Stati Uniti. 

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