Matthew McConaughey è tornato. Dopo una pausa di sei anni, in cui si è dedicato alla scrittura (“ma non so se posso considerarmi uno scrittore”) e alla famiglia, la star di Hollywood è il protagonista di ‘The Lost Bus’, il ‘survival drama’ disponibile da oggi su Apple Tv+. “Non la vedo come una pausa, mi sono dedicato alla creazione, ma in modo diverso. Per me è molto importante vivere le esperienze reali, è da lì che ho sempre preso ispirazione e, a volte, ci vuole uno stop per capire che vuoi vivere la vita in modo diverso, questo mi ha dato una nuova prospettiva sulle cose e anche sulla recitazione. E questo film mi ha ricordato quanto io ami recitare”, racconta l’attore in collegamento da Los Angeles.
Ispirato a fatti realmente accaduti, ‘The Lost Bus’ – scritto e diretto da Paul Greengrass e prodotto da Jason Blum e Jamie Lee Curtis – è una corsa ad alta tensione attraverso uno degli incendi boschivi più letali nella storia degli Stati Uniti in cui Kevin, un autista di scuola bus (McConaughey) e Mary, un’insegnante affettuosa (America Ferrera), lottano per salvare 22 bambini intrappolati in un inferno di fiamme. Quello scoppiato l’8 novembre 2018, quando una linea di trasmissione della Pacific Gas and Electric Company si è rotta scatenando un incendio di due settimane che ha causato circa 85 vittime, oltre 50mila sfollati e danni per circa 16,5 miliardi di dollari.
“È un film devastante, che non si tira indietro davanti all’orrore, al dolore e alla perdita”, ma al tempo stesso “la volontà è stata quella di raccontare – spiega McConaughey – la storia di un autista di autobus e un’insegnante: due persone che quella mattina non si sono svegliate pensando che avrebbero fatto qualcosa di eroico. Mi piacciono le storie che parlano di emarginati che agiscono in modo altruistico per aiutare gli altri a sopravvivere. Persone che non penseresti sarebbero in grado di agire eroicamente, ma le circostanze li mettono nella condizione di fare quella scelta giusta”. Gli fa eco la collega America Ferrera, di recente sul grande schermo in ‘Barbie’ di Greta Gerwig: “Per me è molto naturale cercare l’eroismo nelle persone comuni. Sono stata cresciuta da una madre single e immigrata insieme a mia nonna e a mia zia”, ricorda l’attrice. Per lei i “veri eroi della mia vita”, che “mi hanno reso la vita sopportabile”, sono state “le persone normali, che compivano tutti i giorni piccoli miracoli. Come gli insegnanti o il genitore di una mia amica”.
Il film – basato sul libro ‘Paradise: One Town’s Struggle to Survive an American Wildfire’ di Lizzie Johnson – ha un significato particolare per l’attore: ha condiviso il set con il figlio Levi e con la madre 92enne Kay McCabe: “Non sapevo che mio figlio fosse interessato a mettersi alla prova con quello che faccio”, racconta il divo. “Come per ogni progetto in cui decido di prendere parte, ne ho parlato con la mia famiglia”. Leggendo la sceneggiatura “siamo arrivati alla parte in cui Kevin ha un figlio. Levi mi ha chiesto se potesse fare un provino, nel caso in cui il ruolo non fosse stato già assegnato”. L’attore ha subito accettato la richiesta, spiegandogli che “recitare non si tratta di atteggiamento o di fare il modello. Si tratta di emulare l’umanità, bisogna approcciarsi con l’anima”. E così “ho fatto due riprese con il telefono – ricorda McConaughey – che poi ho inviato al direttore del casting. Mi ha dato un feedback positivo dicendomi che le avrebbe girate a Paul Greengrass. Gli ho chiesto di togliere il cognome perché volevo che mio figlio ottenesse la parte senza raccomandazioni”, racconta l’attore, che mai avrebbe pensato di “recitare con mio figlio e mia madre. Sono grato di aver condiviso il set con loro ed essere un ponte tra queste due generazioni”.
Nel corso dell’incontro, Matthew McConaughey ha parlato del suo ruolo di padre. Oltre Levi, è papà di Vida Alves e Livingston, avuti dal matrimonio con la modella brasiliana Camila Alves. “Ora che sono adolescenti, continuo a fare il genitore, ma quando sento che c’è qualcosa che li preoccupa, anziché insegnare loro qualcosa, mi siedo con loro e gli dico ‘quello che provi tu, è successo anche a me’ e gli racconto una storia di quando avevo la loro età”. E i figli “non si sentono più come se fossero gli unici ad avere quel problema”.
Per l’attore “la maggior parte dei problemi che affrontano sono universali e qualcuno prima di loro li ha vissuti, anche se i tempi sono cambiati. Questo abbassa un po’ il livello di pressione, soprattutto in un momento in cui devono affrontare cose come i social media e tante altre pressioni con cui io non sono cresciuto”. Sapere che “qualcun altro capisce i loro problemi – anche se sono diversi, ma in fondo tutti abbiamo passato momenti di confusione, frustrazione, rabbia o perdita – li aiuta. Sto scoprendo che questo ruolo da fratello maggiore è davvero bello e utile per aiutarli”, conclude McConaughey. (di Lucrezia Leombruni)