“E’ l’uomo senza il quale noi, in questo momento, non saremo qui a parlare”. Con queste parole Cesare Fiorio, pilota e per decenni manager tra i più importanti del panorama motoristico nazionale ed internazione, rispondeva ad una cronista che chiedeva chi fosse Gianfranco Silecchia.

Pinerolese, classe ’39,  piglio deciso, modi da generale, facile all’incazzatura ma allo stesso tempo persona di gran cuore e di una correttezza vecchio stampo, è stato il primo Direttore Sportivo del reparto corse Fiat e se la casa torinese ha vinto nei Rally di mezza europa a cavallo tra il ’60 e ’90 gran parte del merito è da attribuire alle sue capacità strategiche, al suo intuito ed alle… “silecchiate” che erano in grado di cambiare il corso degli eventi quando meno te lo aspettavi.

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Gianfranco Silecchia

Schivo, con l’eterna volontà di non apparire, ha sempre preferito operare nelle retrovie dove ha sempre saputo fare la differenza: fu lui a scoprire un giovanissimo pilota finlandese e ad imporlo alla Fiat come pilota di punta, quel Markku Alén che regalo alla Reparto Corse della Fiat 56 podi, di cui 20 vittorie, in 129 gare.

Dicevamo delle “Silecchiate”. In Marocco, metà anni ’70, si corre il Rally omonimo e la Fiat si presenta con il francese Bernard Darniche, che due anni prima aveva stravinto con l’Apine Renault. Darniche fa presente a Silecchia che il percorso può essere tagliato facilmente e senza dare nell’occhio e che in molti proveranno ad approfittarne risparmiando parecchie decine di chilometri di tragitto. Silecchia ci studia un po’ su e trova la soluzione: blocchiamo gli accessi nell’unico modo possibile, usando un elicottero. Facile a dirsi, meno a farsi visto che in Marocco ci sono solo 3 elicotteri: uno militare, dedicato alla scorta reale, e gli altri due proprio della famiglia reale. Bastano due giorni di “pedinamenti” e Silecchia ottiene ciò che vuole: uno dei due elicotteri della famiglia reale è a sua disposizione e il pilota, un militare, è pronto a bloccare qualsiasi percorso lui gli indichi.

Gianfranco Silecchia e Markku Alen

Qualche anno dopo ci si prepara per la Finlandia, prova durissima e lunghissima ma da vincere assolutamente. Il pilota di casa Fiat, quel Markku Alén che Silecchia ha voluto con se, molto conosciuto ed apprezzato in Finlandia, conosce perfettamente ogni curva ed ogni dosso del tragitto. E sa anche che è necessario, quasi vitale per poter vincere, avere una comunicazione costante ed il più possibile “privata” (all’epoca le comunicazoni radio erano praticamente di gruppo) tra pilota e staff al seguito. Parlando con Silecchia viene fuori che uno degli sponsor di Alén ha ideato un sistema di comunicazione molto particolare: si passa da un centralino e si parla grazie a due apparecchi molto simili alle radioline portatili. Silecchia torna in Italia al volo e dopo un rapido colloquio con i vertici Fiat torna in Finlandia con una valigetta piena di contanti pronta per finanziare lo sviluppo sportivo di queste radioline. Alén può correre certo che le comunicazioni saranno costanti, continue, private e… in italiano! Il rally è vinto, il mondiale quasi certo. Quella piccola azienda si chiamava Salora e da lì a poco sarebbe stata incorporata dalla Nokia che dai televisori voleva passare alla telefonia mobile.

POteva mancare all’appello la prova regina dei Rally, quella corsa che porta con se tutto il fascino di questo fantastico sport: il MonteCarlo. Qui la leggenda racconta di una prova che sembrava persa in partenza ma che si tramutò in trionfo grazie ad una delle genialate di quel mago di Silecchia: conosceva a memoria il percorso, sapeva i punti critici e quelli no e sapeva benissimo che con la strada innevata e ghiacciata le sue auto non avrebbero avuto alcuna possibilità di vittoria. E lo sapevano anche gli avversari. Quello che però loro non sapevano è che le strade, per magia, la mattina della prova sarebbero state pulite ed asciutte come fosse stata una giornata primaverile. Così tutti partirono con le gomme da neve. Tutti, tranne le Fiat del team del Sil. Inutile dire come finì.

Geniale, istrionico, sempre sul pezzo il Slecchia. Irascibile ma incredibilmente buono, simpatico quanto dalla scorza dura, corretto e leale come pochi, sempre e comunque.

Fino a venerdì scorso, fino al suo ultimo rally.

 

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