
L’atmosfera del Folk Club, non si può descrivere, bisogna viverla. Così è stato all’apertura della XXVII stagione, nelle due date della Piccola Orchestra Avion Travel. Fondato a Torino nel 1988, il club continua a presentare musica di gran classe.
Manca una manciata di minuti all’inizio. Sono al bancone del bar, sorseggiando un’acqua tonica.

Di fianco a me c’è il pianista, Duilio Galioto, che beve il suo caffè chiacchierando con una signora. Intanto Peppe Servillo, cantante e front man del gruppo, è nel corridoio d’ingresso. Osserva le foto storiche del club appese alle pareti. Vicino a lui c’è Peppe D’Argenzio, il sassofonista. Arrivano anche gli altri musicisti. Prima di salire sul palco sorrisi e strette di mano, saluti ravvicinati. È questa l’atmosfera del club, ambiente vicino e familiare. Questo è il mood che permette al pubblico di vivere l’evento a meno di due metri dagli artisti. Non c’è niente da fare, non è come andare a teatro o in altri locali più ampi, qui siamo tutti una sola anima.

Il direttore Paolo Lucà presenta il concerto, con una nota dedicata all’attuale situazione internazionale. Tra un brano e l’altro poi, Servillo unisce a tal proposito parole in tono realistico: «La musica è emozione, ma anche pensiero… La musica è festa, ma oggi fare festa è un po’ difficile…». Lo sguardo sostiene ogni parola, consapevolmente. Il “caldo” accento napoletano rinforza il messaggio.
I brani degli Avion Travel, più che canzoni, sono poesie. I testi narrano storie di ordinaria umanità, con un tocco poetico sostenuto dall’alta qualità musicale.

Il coinvolgimento è profondo. I musicisti si guardano, si lanciano occhiate e battute, ironizzano come solo chi ha una grande esperienza sa fare. L’insieme comunica complicità e unione. Ritmi incalzanti e fini arrangiamenti per quasi due ore e mezza. Siamo giunti alla fine, eppure sembra che tutto sia appena iniziato : è l’effetto interiore di una musica di gran classe.