[oblo_image id=”5″]Martedì 27 e mercoledì 28 novembre il Campidoglio e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ospiteranno un convegno sulla figura e l’opera di “Ernesto Nathan, sindaco di Roma (1907-1913)” celebrando così il centenario dalla sua elezione.
Partecipano all’organizzazione dell’evento la Sapienza, la Fondazione Archivio Nazionale Ricordo e Progresso, l’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano (Comitato di Roma) e l’Archivio Storico Capitolino.
Ernesto Nathan nacque a Londra il 5 ottobre 1845 da padre inglese e madre italiana, sposò la causa e il pensiero mazziniano, visse la sua gioventù in Italia, fu massone, si dedicò alla politica militando nella sinistra storica di Crispi. Nel 1888 ottenne la cittadinanza italiana, fu assessore all’Economato e ai Beni Culturali e nel 1907 fu eletto sindaco della Capitale.
Il sindaco Nathan fu una figura emblematica del suo tempo. L’Italia postunitaria si preparava alle grandi sfide della modernità e una classe di eroi borghesi prendeva il posto di vecchie aristocrazie, Nathan fu il primo sindaco di Roma estraneo alla classe dei proprietari terrieri nobili (e non) che avevano amministrato la Capitale anche successivamente all’arrivo dei Savoia.
La sua azione prima come assessore e poi come sindaco si caratterizza per uno spirito cosmopolita, fortemente laico e “geneticamente” pragmatico, considerando le sue origini. Con queste premesse si trovò ad affrontare il problema delle speculazioni edilizie in una Roma che si trasformava nella Capitale d’Italia, ospitando i ministeri del Regno e numerosi nuovi quartieri residenziali, si sviluppava una intensissima urbanizzazione con la popolazione della città che nel giro di pochi anni raddoppiò. Per far fronte a tale sfida nel 1909 il sindaco approvò il primo piano regolatore romano.
Molto rilevante risulta il suo impegno nel campo dell’istruzione e della formazione professionale, fu inoltre promotore della municipalizzazione dei servizi pubblici.[oblo_image id=”4″]
Lo spirito pragmatico del sindaco Nathan viene illustrato da un aneddotto abbastanza famoso. Non appena eletto primo cittadino, esaminando il bilancio comunale, trovò la voce “frattaglie per gatti”, chiese allora delle spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Gli venne spiegato che la spesa era necessaria per nutrire la numerosa colonia felina che difendeva dai topi i documenti conservati negli archivi capitolini. Nathan cancellò allora la voce dal bilancio e rispose che i gatti si sarebbero sfamati grazie ai roditori che dovevano cacciare, nel caso di topi non ve ne fossero, sarebbe venuto meno anche lo scopo per la presenza dei gatti, da qui sarebbe nato il detto romanesco “Nun c’è trippa pe’ gatti”.