[oblo_image id=”5″]Ricca di significati simbolici e affascinante per l’intensità dei sentimenti, la favola di Amore e Psiche, narrata da Apuleio nell’Asino d’Oro, ha ispirato straordinari capolavori dall’antichità ai giorni nostri, con particolare concentrazione nei periodi di maggiore recupero della cultura classica, cioè nell’alto Rinascimento e nel Neoclassicismo. Sono testi superbi il ciclo di Raffaello nella Loggia della Farnesina, voluta dal ricco banchiere Agostino Chigi, il ciclo di Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova, il delicato fregio di Perin del Vaga a Castel Sant’Angelo richiesto da papa Paolo III, e sono capolavori sommi le sculture canoviane dedicate al mito di Psiche.
La favola, che occupa gran parte del libro di Apuleio, narra la storia della giovane Psiche, che per la sua straordinaria bellezza scatena la terribile gelosia di Venere, la quale, inconsapevolmente provoca l’innamoramento tra Psiche e Cupido. Superate le terribili prove richieste dalla dea, Psiche giunge all’Olimpo, dove convola a nozze con Amore. Psiche in greco vuol dire anima, soffio, respiro vitale, simboleggiato dalle delicate ali della farfalla, e quindi la storia di Psiche è anche la storia dell’anima umana che deve affrontare terribili traversie per raggiungere la sfera divina.
La favola di Apuleio offre infatti più piani di lettura, può alludere al grande amore verso una donna tanto da innalzarla nell’Olimpo degli dei (e con questo significato la favola è stata raffigurata nella Loggia di Psiche della Farnesina), o può riferirsi al travaglio dell’anima umana nel suo difficile percorso verso la spiritualità, a cui voleva probabilmente sottintendere Paolo III nel fregio di Castel Sant’Angelo, o ancora simboleggiare l’aspirazione all’immortalità.
La mostra, che prende avvio dal ciclo di Perin del Vaga che decora il fregio di una delle salette dell’appartamento di Paolo III a Castel Sant’Angelo, intende illustrare, attraverso dipinti, disegni, sculture, incisioni, arazzi e terracotte, i patimenti dell’anima e le prove da superare alla ricerca di Amore divino.
Si suddivide in quattro sezioni: la prima,
Le radici del mito, le personificazioni di Eros e Psiche, i patimenti dell’anima, la coppia divina, il bacio e la fabula di Apuleio indaga sull’origine del mito, o meglio del concetto di Amore come perdita del sé per poi ritrovare una comune identità tra Psiche e Eros e ospiterà piccole sculture, gemme e affreschi dal periodo egizio fino all’epoca romana; nella seconda sezione, La fortuna della Favola di Amore e Psiche nel Rinascimento dipinti, sculture, ceramiche, disegni e incisioni, documentano la grande diffusione che ebbe il tema nella prima metà del Cinquecento, soprattutto nei grandi cicli ad affresco. In mostra si potrà ammirare la famosa serie delle incisioni del Maestro del Dado, attraverso le quali viene ripercorsa l’intricata storia di Amore e Psiche; nella terza sezione, La scena della lampada: il fascino irresistibile di Amore misterioso, si presentano le opere più importanti e significative del secolo XVII, durante il quale vennero eseguite singole opere dedicate al mito centrate per lo più sulla scoperta di Amore da parte di Psiche; la quarta sezione, Il revival romantico della favola nel Neoclassicismo, indaga il periodo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, durante il quale la favola di Psiche ebbe nuovamente grandissima diffusione letteraria e figurativa.
E’ particolarmente interessante e avvincente constatare, attraverso la pur sintetica antologia di opere che attraversano i secoli dall’antichità all’Ottocento, come la lettura della favola di Apuleio cambi sostanzialmente, riflettendo così la temperie culturale dei vari periodi. Se nell’antichità Amore e Psiche sono due figure che si cercano, si torturano, si amano, nel Rinascimento la cultura umanistica, che poneva le virtù morali alla base del vivere civile, vede nella favola il trionfo dell’amore coniugale e della purificazione dell’anima umana, ed è quindi interessata alla sviluppo narrativo della storia e di conseguenza si realizzano cicli ad affresco più o meno brevi, ma che comunque ripropongono simbolicamente un cammino. Nel Seicento invece trionfa da una parte l’aspetto fiabesco, drammatico, avventuriero secondo lo spirito spettacolare e teatrale proprio della società seicentesca, dall’altro si afferma un fortissimo interesse centrato sulla scena della lampada per le forti implicazioni allegoriche e per la possibilità di giocare su scenografici effetti luministici provocati dalla lanterna che getta luce su una ambiente buio. Tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, quando riprende quasi con ossessione il recupero del mito di Psiche, si assiste ad una rilettura delle opere dell’antichità per poi scivolare verso realizzazioni dall’accentuato tono nostalgico e melanconico, per cui si moltiplicano le opere sul momento dell’abbandono, del sonno, del bacio.
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La mostra presenterà circa un centinaio di opere provenienti da musei italiani e stranieri, tra le quali il gruppo di Amore e Psiche degli Uffizi e il gruppo di Amore e Psiche e la Psiche alata dei Musei Capitolini, una serie di terracotte, vasi e avori provenienti da musei italiani e greci, la serie completa delle incisioni del Maestro del Dado della prima metà del Cinquecento, due disegni di Raffaello e bottega preparatori per la Loggia di Psiche della Farnesina, Amore e Psiche di Jacopo Zucchi, il gesso di Canova proveniente dalla Gipsoteca di Possagno raffigurante il gruppo stante di Amore e Psiche e il bozzetto originale del Canova per il famoso gruppo del Bacio proveniente dal Museo Correr.
Il catalogo sarà edito da L’Erma di Bretschneider, e sarà corredato da un mappa dei luoghi di Psiche a Roma elaborata da Miriam Mirolla.
Sarà presente in mostra la ripresa in 3D della Loggia di Psiche di Raffaello della Villa Farnesina realizzata dall’ENEA. Inoltre sarà possibile un’ulteriore possibilità di approfondimento della mostra attraverso un’applicazione per iPhone, iPad e Android.
Il progetto di allestimento è a cura dell’arch. Cesare Mari.

Titolo mostra: La Favola di Amore e Psiche. Il mito dell’arte dall’antichità a Canova;
Periodo: dal 16 marzo al 10 giugno 2012;
Sede: Museo di Castel Sant’Angelo, Lungotevere Castello 50, Roma;
Orari di apertura: martedì/domenica 9.00-19.30 (la biglietteria chiude alle ore 18.30); chiuso lunedì.

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