Intervista ad Alessandro Bignamini
Alessandro Bignamini, popolare disegnatore milanese e punto di forza della prestigiosa Casa Editrice Sergio Bonelli, nel gruppo degli autori del celebre Dylan Dog e attualmente impegnato nel cast di fantascienz di Orfani, si racconta e ci svela tutto il suo percorso formativo, oltre alle sue aspettative e ai suoi progetti futuri.
ALESSANDRO, COME MAI BONELLI?
Se intendi perchè lavoro per questa casa editrice, direi che la risposta è che ho sempre letto sin da ragazzo prodotti come Tex, Mister no e Martin Mystere, ma senza immaginare che con il tempo avrei addirittura finito per disegnare le storie di uno tra questi tre personaggi.E’ successo tutto per una serie di circostanze e per gli incontri di vita che ho avuto negli anni, poi ad essere sincero, oltre alla smisurata passione per i diversi prodotti realizzati da questa storica casa editrice, sapevo già bene che per avere una certa continuità di lavoro questa realtà editoriale era una delle poche a potermela garantire, insomma le motivazioni riconducono un giusto mix tra passione e pragmaticita’.
E QUAL E’ LA TUA PASSIONE, QUALI GLI AUTORI CHE PREDILIGI?
La mia passione dici?….vedere come da un foglio bianco può uscire un immagine che racconti qualcosa,tutt’ora infatti questo procedimento lo vivo ancora come una piccola magia e a disegno finito sono ancora capace di emozionarmi per l’esserci riuscito. Questo lavoro lo vivo ogni giorno come una sfida ed il risultato più appagante è vedere la soddisfazione di chi affidandomi una sua sceneggiatura, a lavoro concluso ne è pienamente soddisfatto, si perché a me non piace solo disegnare come puro esercizio di stile,mi affascina molto di più farlo se ha come scopo quello di raccontare. Rispondere riguardo agli autori che apprezzo e che mi hanno influenzato è sempre complicato,infatti molti sono quelli che ho amato ma poi perso nel tempo e tanti altri quelli nuovi che si affacciano e mi colpiscono, comunque sia, ne elenco un pò in ordine sparso:
Alex Raymond, Alberto Breccia, Serpieri, Stano, Magnus e ancora John Buscema, John Romita, Jack Khirby, Alfredo Alcala,Mike Mignola, Alan Davis Brian Bolland e tanti altri ancora….
.ALESSANDRO QUAL’E’ TUA ULTIMA PRODUZIONE?
Da poco ho concluso la mia collaborazione con Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari e la loro serie fantascientifica “Orfani”, un bellissimo progetto di cui vi vanto di aver disegnato un albo importante come il n.2 e metà del divertentissimo n.7 , serie che attualmente è ancora in edicola.
ALESSANDRO COSA PENSI E COME VEDI IL FUTURO DI BONELLI?
A questa domanda non saprei come rispondere, penso solo che con il passare del tempo si prediligera’ un certo tipo di prodotto finendo per produrre meno cose ma di assoluta qualità. Il futuro dei fumetti è carico di incognite ma l’Italia e la Bonelli in particolare, vantano ancora una folta schiera di appassionati ai quali offrire prodotti sempre migliori.Il fumetto è un linguaggio che dovrà sapersi trasformare a seconda della domanda ma rimane una forma di espressione tutt’ora affascinante e con un grande potenziale, da parte di noi autori rimane un punto fermo quello di dover offrire sempre il massimo per prodotti non solo da leggere ma anche da collezionare.
COSA TI HA COLPITO DI PIU’ DELLE ULTIME PRODUZIONI?
Sembrero’ di parte ma non posso fare a meno di dire che il progetto “Orfani” oltre a i contenuti della serie e alla sua confezione, mi ha sorpreso e felicemente coinvolto in una operazione pubblicitaria e divulgativa dello stesso, cosa assolutamente nuova per la Bonelli e per un progetto di miniserie.Sempre in ambito Bonelli. Anche l’operazione “Dragonero” mi ha impressionato, sia per i bravi autori coinvolti ma soprattutto per la mole di studi e materiale preparatorio prodotti, un lavoro che come fatto per Orfani è stato enorme ed accurato. Purtroppo quest’ultimo anno trascorso mi ha visto estremamente impegnato tra lavoro e famiglia e i miei momenti di lettura si sono limitati ai tanti albi Bonelli, motivo per cui non riesco a citare altri tipi di produzioni magari estere, mi riprometto comunque di rifarmi appena possibile per aggiornarmi sul presente di altre edizioni.
ALESSANDRO, COSA TI HA AFFASCINATO DI DYLAN DOG E COME MAI LO HAI SCELTO IN PARTICOLARE?
Di Dylan amo la molteplicità di sfaccettature, è un personaggio a tratti romantico e poetico, forte e deciso ma allo stesso tempo così come tutti noi, carico di dubbi e incertezze. Tutti questi aspetti del personaggio,permettono infatti di dar vita a storie anche molto differenti tra loro e di mostrarci ogni volta un aspetto diverso del suo essere un poliedrico protagonista.Io lo amo da sempre e lo trovo un personaggio molto divertente da raccontare, la sua emotività da esaltare è un grande stimolo per noi disegnatori perché a differenza dell’eroe duro e puro, Dylan è molto più vicino a tutti noi e per questo più difficile da interpretare in maniera credibile. Ho imparato attraverso le sue storie ad amare intensamente l’horror come genere disegnato, infatti ne ero già un discreto appassionato dal punto di vista cinematografico, ma poi ho scoperto quanto fosse stimolante rappresentare la paura in fumetti . Graficamente offre la possibilità di darne una propria interpretazione ispirandosi alle numerose versioni realizzate dai vari disegnatori nel corso degli anni, e’ una serie infatti che tende ad esaltare l’autorialita’ sottolineando la diversita di segno di ogni autore, che seppur invitato a realizzare un Dylan riconoscibile, gli permette comunque una personalizzazione dello stesso.
LA TUA GIORNATA DI LAVORO COME SI STRUTTURA?
Sono uno che si sveglia presto, in genere intorno alle 6.00,amo il silenzio delle prime ore del mattino e’il momento in cui riordino i pensieri e organizzo il lavoro della giornata.Avendo poi lo studio in casa nella Mansarda al piano superiore,trovo necessario alzarmi prima di moglie e figlio per avviare il lavoro in tranquillità e concentrazione. Intorno alle 8.00 comunque inizio ad essere produttivo al 100%, quando rimango solo in casa e non ho più interruzioni o distrazioni e proseguo indisturbato sino alle 13.00, momento in cui pranzo con mia moglie che fa pausa dal lavoro, Riprendo verso le 14.30 e salvo impegni legati al figlio o alla famiglia in generale, il 90% delle mie giornate lavorative si conclude verso le 19.30, sempre intervallando i momenti in cui sono seduto al tavolo di lavoro, con frangenti in cui suono il mio basso elettrico o leggo fumetti in generale. Spesso investo diverse ore nella ricerca in rete di immagini e documentazione, necessarie per la realizzazione di certe sequenze o l’ideazione di personaggi nuovi, dedico di solito anche per questo, una giornata piena alle matite di una o più tavole e preferisco arrivare ad averne almeno una decina pronte prima di procedere alle chine, atto che avviene solo dopo aver mostrato le pagine a matita allo sceneggiatore e aver avuto la sua approvazione. È assolutamente raro ed improbabile che io lavori dopo cena e categoricamente impossibile che lo faccia la domenica, decisioni prese tanto tempo fa per poter convivere con il fatto che ho una famiglia che mi reclama e che io per primo voglio vivere.
ALESSANDRO RACCONTACI QUALCHE PARTICOLARITA’ DEL TUOI GRANDI CAPOLAVORI.
Sono uno meticoloso e molto esigente con me stesso,inseguo un certo tipo di equilibrio tra bianco e nero e mi sforzo sempre di ottenere un risultato finale credibile e godibile. Quanto appena affermato credo che sia maggiormente riscontrabile, tra le cose da me prodotte, in un lavoro come quello fatto per Greystorm, dove per l’appunto alcuni meccanismi che vanno dalla ricerca di documentazione, passando poi dal leyout per diventare la tavola a matita ed infine il ripasso a china, hanno raggiunto il mio massimo livello ottenibile. Di particolare posso sottolineare che con l’esperienza di tanti anni di lavoro, sono arrivato ad ottenere delle tavole a matita sempre più pulite e dal segno sicuro e che per il ripasso a china ho almeno una cinquantina di pennarelli calibrati, che seppur limitandosi di base allo 005-01-03-08, man mano che si consumano vengono etichettati e rinominati per differenziarli e continuare ad utilizzarli con il loro tratto trasformato.
COSA SERVIREBBE SECONDO TE PER IL COSIDDETTO SALTO DI CATEGORIA E MIGLIORARE LE PERCENTUALI DI LETTURA DEL FUMETTO BONELLI CHE COMUNQUE GODE GIA’ DI OTTIMA FAMA?
Questa è una domanda alla quale proprio non so cosa rispondere…. i modi di riempire i propri momenti di svago negli ultimi anni sono assolutamente cambiati,la tecnologia sempre a portata di mano e gli innumerevoli supporti attraverso i quali fare molteplici cose, hanno finito per distrarci totalmente da tutto occupando grosse porzioni ti tempo che fino a qualche tempo fa destinavamo alla lettura.Leggere i fumetti per molti è diventato una cosa da vecchi o da nerd e sempre più raramente capita di incrociare qualcuno che ne sta leggendo uno, così come invece succedeva fino a qualche tempo fa sui treni,mezzi pubblici o per strada.Forse si dovrebbe pensare a sfruttare maggiormente questi supporti tecnologici per riportare le persone ad acquistare e leggere fumetti, ma la gestione dei diritti e la giusta fruizione del prodotto non è così semplice e va pensata con attenzione, resta comunque il fatto che molto probabilmente si finirà per produrre sempre meno fumetti su carta ma per quelli realizzati i contenuti e la confezione saranno ancora più curati e da collezionare.
ALESSANDRO COSA PUOI DIRE DELLA SCUOLA MILANESE DEL FUMETTO?
Non ho mai identificato Milano come sede di una ipotetica “scuola” così come succede invece per altre realtà della nostra penisola,questa infatti è una città che spersonalizza e nella quale è difficile fare gruppo anche tra colleghi dello stesso ambito e poi è un luogo in cui convergono in molti e la concentrazione di autori è grande e sempre in evoluzione. Ricordo che più di vent’anni fa quando frequentai la scuola del fumetto di Milano, con me a condividere l’esperienza c’erano diversi ragazzi che poi sarebbero diventati autori oggi affermati, molti di loro comunque non erano di questa città ma venivano da diverse destinazioni e forse questo fatto mi ha portato da allora a pensarmi parte di un gruppo piu allargato e non di una più ristretta “scuola milanese.
E DI QUELLA ITALIANA?
Credo di non incorrere in smentite dicendo che la nostra “scuola Italiana” è una grande fucina di bravissimi autori, da diversi anni poi se ne sta accorgendo anche il resto del mondo ed infatti sono molti i colleghi che ad oggi lavorano per la Francia e l’America. Il nostro gusto del bianco e nero unito alla grande capacità di raccontare storie di ampio respiro,che vanno a toccare con disinvoltura tutti i generi,negli anni ci ha reso una realtà forte e credibile che ha saputo fare scuola.E’ in questa che mi riconosco maggiormente piuttosto che in una più ristretta “scuola Milanese”, infatti oggi la tecnologia ed il web permettono a noi autori un contatto continuo e diretto che ci fa sentire un unica realtà creativa in cui i confini sono annullati.