Dopo il successo ottenuto dal volume dedicato all’affascinante figura storica di Matilde di Canossa, l’autrice Cinzia Giorgio tenta il bis soffermandosi stavolta sulle leggendarie streghe di Benevento.
Di recente Figlie selvagge è stato presentato ufficialmente al Caffè Letterario del centro commerciale Euroma2: durante l’incontro sono intervenuti il giornalista Emilio Fabio Torsello, la conduttrice Rai Federica De Denaro nonché l’attrice Samuela Sardo che ha letto in anteprima alcune pagine del romanzo, trasportando gli astanti nell’atmosfera misteriosa dei boschi della provincia campana.
Cinzia Giorgio, non a caso, è nata nel paese lucano di Venosa (non molto lontano dalla zona di Benevento), e la Basilicata è una terra altrettanto ricca di tradizioni e leggende millenarie tramandate nel tempo quanto la Campania: di conseguenza non ci stupisce la sua passione per la storia e per l’arte, argomenti sui quali scrive pure regolarmente articoli per riviste specializzate. Del resto anche Figlie selvagge è il risultato finale di approfondite ricerche in vari archivi sulle cosiddette janare, ovvero un gruppo di donne del Sannio, vissute nel Medioevo fino all’incirca al Cinquecento, molto sapienti per quell’epoca e per questo motivo guardate con sospetto dal popolo e dalla stessa Chiesa. Pur essendo considerate dai più intransigenti e bigotti delle creature del diavolo, in realtà le janare hanno avuto una funzione molto utile in quel tipo di società, dal momento che sapevano curare i malati con l’uso delle erbe.
La storia narrata nel romanzo, in realtà, non si svolge nel periodo medioevale ma nel 1630, a testimonianza del fatto che nel Sud Italia la caccia alle streghe è perdurata anche nei secoli successivi, a causa di una società che voleva il genere femminile sottomesso agli uomini ed estromesso da qualsiasi possibilità di ascesa culturale o emancipazione. L’antagonista della famiglia di donne accusate di stregoneria, Pietro Piperno, è esistito davvero ed è rimasto celebre per aver scritto il trattato storico De nuce maga Beneventana, con cui egli voleva dimostrare l’infondatezza scientifica delle cure erboristiche praticate dalle janare: tutto secondo lui, insomma, non era altro che superstizione. Fortunatamente Piperno con questa sua opera ottenne l’effetto opposto, contribuendo a diffondere i rimedi e i relativi riti delle presunte streghe del luogo addirittura oltre i confini italiani e consegnando così la leggenda all’eternità.
Nel libro però a sorpresa è stata inserita anche una figura positiva seppur appartenente al clero: si tratta di padre Antonio, che riveste un ruolo di guida per l’eroina principale Bianca. Tutti i personaggi, comunque, vengono descritti in modo particolareggiato e intenso, mentre la narrazione in terza persona contribuisce a trasmettere punti di vista differenti sulla vicenda, inserendo spesso fra l’altro dei salti temporali.
Per le caratteristiche di scrittura sopraccitate, pertanto, si potrebbe ricavare facilmente da queste pagine una bella versione cinematografica del romanzo: sul grande schermo sono già state trasposte leggende sulle streghe di varie parti del mondo (es. quelle perseguitate in America dai puritani in La Lettera Scarlatta), ma mai ancora su quelle nostrane di Benevento. Sarebbe di sicuro un esperimento interessante.
Le copie del libro Figlie selvagge (edito da Rizzoli), intanto, sono già disponibili nelle migliori librerie al costo di 17,10 euro.