“Il conferimento di questo titolo rappresenta per noi non solo un riconoscimento a una straordinaria artista, ma soprattutto un omaggio a una donna che ha saputo coniugare il talento creativo alla responsabilità sociale, ponendo la sua voce e la sua immagine a servizio di cause fondamentali”. Così Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata, “con profonda emozione e sincera gratitudine” ha aperto oggi la cerimonia con la quale il Paola Cortellesi ha ricevuto dall’ateneo il dottorato honoris causa in Scienze infermieristiche e sanità pubblica.
“Fin dagli esordi ha scelto di impegnarsi in importanti battaglie civili: la difesa dei diritti delle donne, dell’infanzia, dell’adolescenza, il diritto universale alla salute – ha affermato Levialdi Ghiron – Ha sostenuto la ricerca scientifica, la prevenzione e la raccolta fondi per gli ospedali, dimostrando una vicinanza autentica a chi vive fragilità e sofferenza. In più occasioni – ha illustrato – ha espresso con coraggio la sua preoccupazione per il futuro della sanità pubblica, ponendo al centro il valore delle persone, dei pazienti e degli operatori che ogni giorno garantiscono il funzionamento del nostro sistema sanitario nazionale”. Inoltre, ha aggiunto Levialdi Ghiron, “ha scelto di impegnarsi in campagne di sensibilizzazione che hanno inciso profondamente nella coscienza collettiva: dalla partecipazione a Telethon a sostegno della ricerca sulle malattie genetiche, alla campagna ‘Niente panico’ per la prevenzione del tumore al seno, fino a ‘Io non rischio’, incentrata sulla prevenzione dei rischi cardiovascolari, e a ‘Vacciniamoli’ a favore della vaccinazione infantile – ha elencato – Ha sostenuto poi anche la campagna ‘Noi con gli infermieri’, promossa dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche nel pieno dell’emergenza pandemica”.
“Un particolare valore riveste per noi oggi il suo impegno nel ridare dignità e voce alla professione infermieristica – ha osservato il rettore – Con le sue interpretazioni, le sue parole e con il suo sostegno pubblico ha restituito alla società un’immagine viva, forte e dignitosa di un mestiere che troppo spesso è sottovalutato, ma che rappresenta la spina dorsale dell’assistenza e della cura. Il suo recente capolavoro ‘C’è ancora domani’ – ha sottolineato – ha inoltre saputo raccontare con profondità e delicatezza la condizione delle donne: il peso delle disuguaglianze, la forza di chi non rinuncia alla libertà e alla dignità. Attraverso questa sua opera si è fatta strumento di consapevolezza collettiva, accendendo un riflettore sulla cultura della cura e sul lavoro silenzioso e prezioso che le donne, in particolare, svolgono da generazioni, spesso senza il giusto riconoscimento. Un’opera che ha emozionato, fatto riflettere e, soprattutto – ha concluso Levialdi Ghiron – che ha aperto un dialogo nuovo e necessario nel nostro Paese”.